Il giro del mondo in Sauvignon Blanc – Decantico

Il giro del mondo in Sauvignon Blanc

«Sauvage», cioè selvaggio: da qui nasce il nome di questo vitigno originario della Francia occidentale, dove in tempi antichi cresceva praticamente allo stato selvatico, prima che alcuni contadini iniziassero ad utilizzarlo per produrre vino, comprendendo e sfruttando la sua inconfondibile impronta aromatica, che ha conquistato i palati del mondo intero. Versatile, eclettico, generoso, caratterizzante e al contempo sorprendente, il Sauvignon blanc è in grado di regalare non uno, ma tanti vini molto diversi fra loro, a seconda del terroir in cui viene allevato.

Se la prima idea che ti viene in mente pensando ad un calice di Sauvignon blanc è il famigerato sentore di bosso (dovuto a molecole chimiche chiamate mercaptani), che spesso si dice essere caratteristico di tale vino, parti insieme a me per questo viaggio, che -ne sono sicura- sconvolgerà qualche tua certezza e ti lascerà piacevolmente sorpreso!


Rimaniamo in Italia per la nostra prima tappa, più precisamente in Alto Adige e imbocchiamo un sentiero lungo le pendici di una delle colline intorno a San Michele d’Appiano: guardandoci intorno possiamo scorgere le piccole chiese affrescate, i castelli, i bellissimi masi, le misteriose “panche delle streghe” e i numerosi filari di viti. Qui nasce l’espressione italiana più rappresentativa del Sauvignon blanc, che ci porta con i suoi profumi in un prato appena tagliato, circondato da arbusti di sambuco in fiore, di uva spina e… sì, in questo caso anche da piante di bosso. Il particolare terroir ai piedi delle Dolomiti, inoltre, conferisce al vino freschezza, sapidità ed un ottimo potenziale di invecchiamento.


Lasciamo l’Italia e ci spostiamo a ovest, raggiungendo quello che non a caso è chiamato “Giardino di Francia”: la Valle della Loira, la cui parte centrale è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Qui la Loira scorre placida fra panorami mozzafiato, meravigliosi castelli (sono oltre trecento, distribuiti fra la vallata principale e quelle secondarie), imponenti cattedrali e caratteristici piccoli villaggi; inoltre, divide due fra i più famosi vigneti del mondo, Sancerre e Pouilly-sur-Loire, dove il protagonista indiscusso è il Sauvignon blanc, che dà vita a vini incredibilmente differenti fra loro, tanto da essere soprannominati “i gemelli diversi”. Sulla riva sinistra del fiume, la zona di Sancerre è costituita dalle “Terres blanches”, terreni marnoso calcarei, con stratificazioni gessose e piccole percentuali di selce e ciottoli: sono proprio queste caratteristiche a conferire ai vini qui prodotti una struttura, una profondità ed un’eleganza non comuni. Il bouquet di un Sancerre è composto da fiori bianchi, come sambuco e gelsomino, con fragranze di zagara e scorze di limone candite, arricchito da un’intrigante trama speziata e da una spiccata nota minerale.


Esattamente di fronte a Sancerre, Pouilly-sur-Loire domina la sponda destra della Loira con i suoi suoli ricchi di selce, elemento chiave in grado di rendere i Sauvignon blanc di questa zona davvero unici al mondo, grazie ad un particolarissimo sentore di pietra focaia sempre presente in questi vini, che spesso si traduce in una lieve nota fumosa, talmente caratterizzante da conferire loro il nome di Pouilly Fumè. Entrambe le aree, storicamente considerate la culla per eccellenza di questo vitigno, danno vini di grande struttura ed eleganza, tipicamente molto sapidi e dall’importante potenziale evolutivo.


Questa volta il viaggio è un po’ più lungo, ma ne vale decisamente la pena: saliamo su un aereo per un volo transoceanico che ci porta direttamente in California, nella meravigliosa San Francisco. Il tramonto sul Golden Gate Bridge avvolto dalla foschia, i caratteristici saliscendi, la sua atmosfera malinconico-romantica, ma al tempo stesso vibrante e piena di vita, rendono impossibile non innamorarsi di questa sorprendente città, che merita sicuramente di essere visitata, anche se noi non ci fermiamo qui. Ci spostiamo poco più a nord, fino a raggiungere la celeberrima Sonoma County, il cui territorio si estende fra le catene montuose Mayacamas, Sonoma Mountains e l’Oceano Pacifico, dando origine a panorami mozzafiato e ad una considerevole varietà di specifici microclimi. In questa cornice così particolare vengono allevati i vigneti di Sauvignon blanc, che, grazie all’unicità del terroir, regalano vini nei quali trionfano i sentori di caprifoglio e frutta esotica, come ananas, maracuja, uniti a mandarino, pompelmo rosa e scorze di limone. Assaggiandoli, possiamo percepire una discreta freschezza ed una spiccata sapidità, che rendono il sorso estremamente piacevole e non scontato.


Riprendiamo il cammino spostandoci a sud per attraversare il confine statunitense ed entrare in Messico, nello Stato di Baja California. So che il vostro pensiero sta andando alle meravigliose ed incontaminate distese chilometriche di spiagge bianche, che si affacciano sull’acqua cristallina, ma prima di metterci in costume da bagno, facciamo una capatina nella Valle de Guadalupe. Qui, ad un’altitudine di circa 350 metri sul livello del mare, lungo la Ruta del Vino (cioè la strada del vino), possiamo ammirare vigneti a perdita d’occhio, essendo la principale zona vitivinicola messicana, con oltre cento cantine presenti nell’area. I Sauvignon blanc prodotti in questa vallata regalano un ampio ventaglio aromatico tropicaleggiante, improntato su sentori di guava, graviola (soursop), maracuja, ananas, ma anche pompelmo, fiori d’arancio e scorze di lime. La freschezza in bocca fa sì che risultino vini dalla beva estremamente facile, nonostante il titolo alcolometrico volumico spesso abbastanza importante.


Il nostro viaggio continua verso sud, parecchio più a sud a dire la verità e ci porta nell’unico luogo al mondo in cui nidifica l’Huala (uccello sacro per la popolazione locale): la Valle de Colchagua, in Cile. Se alziamo gli occhi, appena sopra di noi possiamo ammirare la maestosità delle Ande, che proteggono la vallata, garantendole un microclima molto favorevole per la viticoltura; inoltre, il fiume Tinguiririca, oltre a regalarci un panorama incantevole, contribuisce a rendere quest’area una delle zone emergenti più interessanti di tutto il Cile per quanto riguarda la produzione di vino. Le distese di vigneti, abbarbicati sui dolci pendii appena al di sotto delle montagne innevate, ma allo stesso tempo sorprendentemente non troppo distanti dall’Oceano Pacifico, sono uno spettacolo davvero imperdibile. Qui i Sauvignon blanc assumono sfumature più calde, esprimendo note di frutta a polpa gialla, come pesca, susina, mango e ananas maturi, accompagnate da sentori agrumati di cedro, fiori d’arancio, con lievi fragranze di foglia di pomodoro e dragoncello. Una buona freschezza ed un’interessante sapidità rendono il sorso decisamente piacevole e ben bilanciato, con una notevole persistenza in bocca.


Il passaggio in Nuova Zelanda, ultima tappa del nostro viaggio, è irrinunciabile. Un passaggio agli antipodi, letteralmente, visto che dobbiamo scendere fino al 45° parallelo sud, dove la natura sembra aver posto le basi per produrre alcuni tra i migliori vini del mondo. Il punto di approdo è la zona settentrionale dell’isola del sud, più precisamente Marlborough, generosa distesa di vigne incastonate in uno scenario incantato tra montagne e mare. Una “Terra di Mezzo”, come gli amanti di Tolkien amano dire, un luogo che lascia estasiati per il dominio soverchiante della natura. L’uomo è solo un complemento di raccordo tra i frutti di questa terra e il desiderio di trasformarli in vini unici al mondo: infatti, in quella che viene considerata la sua “nuova” culla (rispetto a quella storica, la Francia), il Sauvignon blanc raggiunge alcune delle sue massime espressioni, grazie all’impronta aromatica fortemente caratterizzante che qui assumono i vini prodotti con tale varietà. Esattamente come l’atmosfera fiabesca, che contraddistingue gli incantevoli paesaggi neozelandesi, ci fa sognare di entrare in un altro mondo, primordiale, selvaggio e al contempo rassicurante ed emozionante, così i Sauvignon blanc neozelandesi ci aprono le porte verso esperienze sensoriali molto affascinanti, proprio perché completamente diverse rispetto a quelle alle quali siamo abituati. Nel calice ci sorprende un’esplosione di sensazioni olfattive: una spremuta di pompelmo rosa, melone e maracuja, con note di lemon curd, gelèe all’albicocca, scorze candite di cedro e bergamotto, fiori d’arancio e timo. Un caleidoscopio di profumi ed aromi che avvolge e rapisce i sensi, regalandoci un vero e proprio viaggio nella memoria olfattiva, alla ricerca di fragranze che forse non ci tornano subito alla mente, perché sono appartenute alla nostra infanzia. La sapidità che ci rimane sulle labbra e la freschezza che “pulisce” la nostra bocca fanno risultare questi vini piuttosto “pericolosi” per la facilità con cui si svuota la bottiglia, senza nemmeno rendercene conto.


Articoli correlati

Risposte

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *