Vini Australiani e Neozelandesi: i vini del Nuovo Mondo
Due Stati in gara per la scalata nell’Olimpo dei Vini più apprezzati, tra innovazione e sperimentazione
Parte I
Vini in Australia. Terra di canguri, di deserti e grandi distanze, terra di lunghe spiagge incontaminate e pericolosa fauna selvatica e… di vigneti!
Eh già, perché nonostante nell’immaginario collettivo questo continente sia famoso per la sua ricchezza naturalistica, da un punto di vista enologico occupa un posto di rilievo a livello mondiale soprattutto in termini di esportazione. Ma come si è arrivati a questo successo partendo da una terra che per natura non produceva vite? Cerchiamo di capire di cosa si parla quando si tratta di Australian Wine, poiché in effetti non esistono vitigni autoctoni australiani.
Questo ci porta al 1788, data di nascita del primo Vino Australiano
Proprio così: la Vitis Vinifera fu introdotta in questo continente solo nel 1788 dall’allora Governatore del New South Wales, il Capitano Arthur Phillip, che tornando a Sydney da Rio de Janeiro e da Capo di Buona Speranza (Sud Africa) portò con sé dei campioni di vite. Il terreno diede buoni risultati, ma l’uva ottenuta non era adatta alla produzione di vino. Il Governatore non si arrese e ci riprovò facendo piantare degli esemplari in un’altra area ed i risultati questa volta furono incoraggianti, ma non erano disponibili enologi e viticoltori in zona che potessero prendersene cura in modo competente.
È il Capitano Arthur Phillip, allora Governatore del New South Wales, che possiamo ringraziare se oggi esiste Vino in Australia. E anche un paio di detenuti francesi 🙂
Fu così che il Capitano Phillip chiese al governo inglese di inviare degli specialisti. Purtroppo vennero inviati solo due detenuti francesi evidentemente non del mestiere, nella convinzione che ogni Francese fosse un esperto di enologia.
La Vinificazione in Australia nel 1800
I risultati furono ovviamente catastrofici, ma nonostante questo inizio tragicomico, fra il 1820 e il 1840 la viticoltura si era comunque diffusa nel New South Wales, in Tasmania, nell’Australia Occidentale, in Victoria e nell’Australia Meridionale.
Quando, dopo la metà dell’800, si diffuse la temuta Phillossera, gli unici territori a soffrirne furono le aree dello stato del Victoria. Questo terribile parassita non si diffuse negli altri territori, pertanto non fu necessario adottare la pratica dell’ibridazione per salvaguardare le piante come successe in Europa.
Seppure le aziende furono graziate dal punto di vista della coltivazione, questi eventi modificarono le loro strategie produttive: negli anni successivi, complice anche un cambiamento nelle preferenze dei consumatori attratti da vini più fortificati, il fulcro della produzione del vino Australiano, destinato perlopiù all’esportazione, si spostò in Australia Meridionale, nella famosa Barossa Valley.
L’arrivo ai tempi moderni
Ma fu a partire dal 1950 che si iniziò ad investire in tecnologie avanzate e sperimentazioni all’avanguardia, permettendo agli enologi Australiani di occupare, in poco più di 30 anni, un posto di primaria importanza nel mondo del vino.
Eccoci allora arrivati ai nostri giorni: abbiamo un continente che provvede alla distribuzione di vino in moltissimi paesi, risultando il quarto paese esportatore al mondo di questo prodotto; una terra che ospita diverse regioni a vocazione vitivinicola sparse soprattutto nel Sud Australia, nel Victoria, ma anche nel New South Wales e nel Western Australia, senza dimenticare la Tasmania e alcune perle di produzione nel caldo Queensland.
Dopo un inizio “travagliato” vediamo invece oggi l’Australia in pole position mondiale, come 4° maggiore esportatore di Vino.
Parliamo di una realtà estremamente organizzata, in cui le Università australiane continuano a formare cantinieri ed enologi di grande competenza tecnica che, ogni settembre, nel periodo di riposo per i vinificatori dell’emisfero australe, vengono mandati come consulenti nelle case vinicole dell’emisfero Nord. Le aziende Europee e Americane si avvalgono della loro collaborazione e competenza in quanto gli australiani esportano i loro metodi di vinificazione caratterizzati da un’estrema attenzione all’igiene e all’efficienza.
Gli istituti di ricerca in Australia come l’Australian Wine Research Institute sono conosciuti a livello internazionale.
Uno degli aspetti più interessanti del “marchio Australia” è l’affidabilità: il vino australiano raggiunge sempre un livello di qualità gradevole e un piacevole gusto fruttato.
La maggior parte della produzione arriva dalle tre regioni vinicole di Murray Darling, Riverina e Riverland, aree in cui l’acqua dei fiumi opportunamente incanalata irriga il bush, creando terre coltivabili che offrono una produzione varia ed abbondante. Talmente abbondante che, nonostante il numero di case vinicole sia più che raddoppiato in meno di un decennio (passando dalle 900 nel 1996 alle 2000 nel 2006),esse sono ancora insufficienti per smaltire le ingenti quantità di uve prodotte.
Quadro legislativo dei Vini in Australia
Vi è in Australia una situazione legislativa un po’ anomala rispetto ad altre aree di produzione come il vecchio continente: non esiste una legislazione vera e propria fatta di certificazioni e disciplinari, come le italiane DOC o le francesi AOC, per intenderci.
In Australia è in vigore un sistema che definisce la compilazione delle etichette, il LIP (Label Integrity Programme), che è regolamentato dall’Australian Wine and Brandy Corporation e che impone che le etichette dei vini debbano essere strutturate in modo tale da fornire delle indicazioni specifiche ai consumatori sul vino contenuto nella bottiglia.
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In pratica, molte etichette non corrispondono a case vinicole vere e proprie, ma ad aziende che producono i loro vini trasportando l’uva per lunghe distanze, o in cui le uve di vigneti distanti tra loro vengono assemblate per creare un vino; per questo motivo si è iniziato ad instaurare un sistema che però, ad oggi, si limita ad indicare un’area geografica di provenienza, la Geographic Indication.
Si sono definite negli ultimi anni anche altre piccole accortezze da indicare in etichetta, come il nome dell’uva utilizzata se presente almeno per l’85% , o l’anno della vendemmia se la percentuale minima di vino prodotto in quella specifica annata è di almeno il 95%, ma siamo ben lontani dagli arzigogolati disciplinari delle nostre italiche DOCG.
Il sistema BIN: la carta d’identità dei Vini
Un’altra particolarità dei vini Australiani, parlando di etichette, è la dicitura “Bin” seguita da un numero: questa didascalia, indicando un prodotto di un determinato anno e creato con un determinato metodo conservato in un contenitore (bin in inglese), identifica un vino specifico, un po’ come se fosse un numero di carta d’identità del prodotto. Questa consuetudine ha fatto sì che, ancora oggi, moltissimi vini Australiani riportino in etichetta la dicitura Bin, seguita dal numero con cui sono da sempre conosciuti.
Ma ora, che vini si producono in Australia?
Per quanto riguarda le tipologie di uva prodotta, a bacca bianca troviamo ai primi posti lo Chardonnay, il Sauvignon e il Pinot Grigio, mentre a bacca rossa le tipologie più coltivate sono il Cabernet Sauvignon e lo Shiraz.
Oltre a questi vitigni, non bisogna dimenticare le ottime produzioni di Pinot Nero in Tasmania e di Riesling nella zona Ovest e Sud Australiana.
Ma il mondo enologico australiano è molto dinamico e limitare l’elenco a pochi vitigni sarebbe riduttivo di una realtà in continua evoluzione, che sperimenta con coraggio non solo nuove tecniche di vinificazione ma anche di coltivazione, cercando di adattare al proprio ambiente pedoclimatico vitigni tipicamente europei con ottimi risultati: si pensi ai nuovi vini a base di Arneis, o i risultati ottenuti con il Verdhelo, il Sangiovese o la Grenache.
Vinificazioni rosse Australiane: il caso dello Shiraz
Per anni l’Australia è stata la patria dei multi-blended wines, con un uso accurato del Cab Sav (come il Cabernet Sauvignon viene abbreviato dai locals) e dello Shiraz. Quest’ultimo in particolare è divenuto il vino simbolo dell’Australia, contraddistinto da una caratteristica tonalità violacea e da una invadente olfattiva fruttata e che, nel caso in cui faccia passaggi in legno, acquista note vanigliate e di ciliegia molto affascinanti che ne hanno decretato la fama. Coltivato ovunque in Australia, lo Shiraz è prodotto con i migliori risultati nello stato del Victoria.
Il Cabernet Sauvignon invece è coltivato con successo nella zona di Conawarra, dando risultati organolettici moderni pur mantenendo il carattere Bordeaux-style: un vino raffinato, con note speziate e di frutti di bosco esaltate dalla capacità dei viticoltori.
Caratterizzati da una alcolicità sostenuta, da una persistenza lunga con richiami fruttati e toni speziati decisi, parlando in maniera molto generica e generalizzante, si può dire che i rossi australiani riflettono il carattere di questa terra e dei loro abitanti, regalando sorsate forti e di grande impatto unite ad un gusto dolce e rilassato, ma che deve ancora lavorare un po’ sull’eleganza dei risultati.
Caratterizzati da una alcolicità sostenuta, da una persistenza lunga con richiami fruttati e toni speziati decisi, i rossi australiani riflettono il carattere di questa terra e dei loro abitanti, regalando sorsate forti e di grande impatto unite ad un gusto dolce e rilassato.
Vinificazioni bianche Australiane: il caso del Sauvignon Blanc
Per quanto riguarda invece le vinificazioni in bianco, c’è da dire che le uve hanno un carattere di base comune, dato dalle condizioni climatiche e territoriali: un accento fruttato importante, un’aromaticità zuccherina e una mineralità sofisticata. Si pensi alle note di passion fruit, pesca gialla, papaia e ananas unite a una buona sapidità e si ottiene il classico vino amato dagli australiani: d’altronde, con un clima così torrido ed estremo (soprattutto in zona Queensland- Northern Territory- Western Australia), chi non si godrebbe un calice di Sauvignon Blanc servito chilled, come vuole la loro usanza, aspettando il tramonto a rinfrescare le calde serate estive?
Un accento fruttato importante, un’aromaticità zuccherina e una mineralità sofisticata. Si pensi alle note di passion fruit, pesca gialla, papaia e ananas unite a una buona sapidità e si ottiene il classico Bianco australiano.
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E i produttori di Vini Australiani?
Spostando invece l’attenzione dal prodotto ai produttori, tra le case vinicole che meritano una menzione d’onore ve ne sono alcune che oltre a creare prodotti di ottima qualità, hanno un ruolo di grande importanza nella promozione del Brand Australia. Un cenno importante infatti, va fatto al marketing e alla capacità promozionale: negli ultimi anni il turismo enologico ha preso piede in maniera sempre più diffusa e la grande capacità manageriale ed organizzativa degli australiani sta dando frutti eccellenti in seppur pochissimo tempo, specie se paragonato ai secoli di storia europea.
Esempi in questo senso sono:
- l’Ultimate Winery Experiences Australia, un consorzio di aziende vinicole di alto livello che offrono esperienze enogastronomiche nelle proprie cantine o itinerari enologici con i consigli dei locals per esplorare le regioni vinicole australiane;
- il Penfolds Magill Estate: il Penfolds Grange è largamente considerato il miglior vino d’Australia, il marchio è famoso in tutto il mondo e l’azienda, a pochi km da Adelaide, sorge su cantine in ardesia blu dichiarate patrimonio culturale;
- l’azienda Wirra Wirra: una delle aziende vinicole più amate della McLaren Vale, rinomata per la sua miscela di vino rosso Church Block, che organizza degustazioni di vini abbinati a prodotti regionali come il cioccolato, lezioni di miscelazione e focus sull’utilizzo delle botti.
- l’azienda Sirromet è poi senza dubbio una struttura all’avanguardia nella divulgazione del vino inteso non solo come “bevanda” ma come prodotto a 360°. Organizza tour dell’azienda e degustazioni ed è sede di corsi di avvicinamento al vino, in un’ottica di formazione ed educazione dei fruitori, di importanza strategica per conquistare palati e mercati troppo a lungo rimasti in balia di birra e sidri.
Ed ora, chiudiamo “dando un po’ i numeri”
Per chiudere questa prima tappa del nostro viaggio tra i vini del Nuovo Mondo, vi lascio alcuni numeri, per darvi un’idea matematica della realtà fin qui descritta: ad oggi vi sono:
- 2500 ed oltre case vinicole in Australia
- 100 regioni viticole
- 70 tra di esse sono ufficialmente riconosciute
- 170.000 ettari di vigneti
- esportazioni in più di 100 paesi.
Tutto questo fa dell’Australia l’attuale quarto maggiore esportatore di vino al mondo.
E pensate che questi numeri sono stati raggiunti in pochissimo tempo, appena due secoli: non c’è forse ragione di aspettarsi grandi sorprese dal futuro del vino Australiano?
Francesca Romana Stella
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