Vin brulè: L’unico vino da bere alla temperatura sbagliata – Decantico

Vin brulè: L’unico vino da bere alla temperatura sbagliata

Che si chiami Gluhwein, Mulled Wine o Glögg, il Vin Brulè è per eccellenza la bevanda del periodo natalizio. Non è possibile immaginare un villaggio del Natale senza la tipica tazza fumante, caratteristica del Vin Chaud. 

Questa sapiente ricetta in cui vino, prevalentemente rosso, zucchero e spezie vengono miscelati per dar vita a qualcosa di magico, ha una storia antichissima. Sin dai tempi dei romani, ci racconta chef Apicio (I sec a.C.), l’usanza di bere vino mischiato a nobili spezie (e perché no, un po’ di miele), era assai diffusa. Sia che si trattasse di un vino aromatizzato da consumarsi a caldo, che a freddo – come erano soliti fare i medievali a fine pasto – questo era un rito popolare e decisamente usuale.  

Non esistevano ancora i mercatini di Natale, ma il profumo del Vin brulè si estese velocemente dai paioli di rame a tutta Europa: i popoli del Nord erano consumatori abituali principalmente nel rigido inverno, quelli del Sud ipotizzarono altresì poteri pseudo-curativi della bevanda (indicandolo come un possibile vino ippocratico, capace di alleviare i mali stagionali). 

Insomma. Il Vin Brulè accompagna da sempre la nostra storia Europea, ma sono ancora molte le questioni aperte. Proviamo a vederne alcune. 

  • Perché scaldare il vino? La scienza ci dice che “scaldando” il vino, non solo ne abbassiamo il grado alcolico (rendendolo più piacevole anche ai consumatori meno consueti), ma anche sotto l’aspetto aromatico, il profumo tende ad amplificarsi. Cannella, chiodi di garofano e pepe, con qualche grado di temperatura in più, possono sprigionare tutto il loro bouquet.

  • Esiste una ricetta? No. Ne esistono infinite!!! La base è sempre quella: Vino, zucchero e spezie; ma le quantità e le procedure, come tutti i veri prodotti artigianali, sono un vero segreto. Molti dicono che per mantenere la qualità del prodotto, il vino andrebbe riscaldato a parte e solo una volta intiepidito si debbano aggiungere gli altri ingredienti (in piccole quantità). Molti altri sostengono l’esatto contrario: che tutto vada mischiato insieme sin dall’inizio, per garantire una armonia di gusti e profumi tra le varie componenti. Quello che è certo è che il vino non debba esser mai bruciato (brulè): occorre riscaldarlo lentamente, attorno ai 70°C. A piacere si possono aggiungere scorze di limone, arancia, mela. 

  • Quale vino si deve utilizzare? Esistono versioni sia bianche che rosse del nostro Vin brulè. Per le prime i vitigni consigliati sono Chardonnay o Pinot bianco, per le seconde Sangiovese o Barbera. Tuttavia non esistono specifici vini da consigliare in questa preparazione: ottimi sono anche i (tanti) Lambruschi, Cabernet Sauvignon e Sauvignon Blanc. Vini corposi, ma fruttati. È però importante ricordare come, essendo il vino l’ingrediente principale, dalla qualità di quest’ultimo dipenderà interamente la qualità del nostro Vin brulè. Utilizzare una bottiglia di scarsa qualità, renderà insoddisfacente la nostra preparazione. 

  • Quale abbinamento con il Vin brulè? Bella domanda. Questa bevanda ha una caratteristica particolare: un grado alcolico molto basso (infatti non ci sono aggiunte di super alcolici o distillati, altrimenti parleremo di qualcosa maggiormente simile al punch). L’alcool è attorno ai 9-10% vol. poiché a seguito del processo di riscaldamento (quasi un’ebollizione), una parte importante evapora. Dunque: dolci a base di castagne, strudel, ma anche una delicata pasticceria secca, ben si abbinano al nostro vin brulè.

Chiudiamo questa breve disamina sulla bevanda, citando i tradizionali contenitori nei quali viene usualmente consumato: dalla coppa dell’amicizia valdostana al corno, dal classico bicchiere di vetro alla tazza di ceramica riccamente decorata. Paese che vai, contenitore che trovi. 

Buon Natale a tutti…con un assaggio di Vin brulè!

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