Vigne urbane: un patrimonio rurale, storico e paesaggistico
“La bellezza non si cerca, arriva come uno schiaffo inatteso”: in tema di vigne urbane, è difficile trovare citazione più calzante di questa.
Immaginiamo, infatti, di essere a New York e, qui, di passeggiare per Brooklyn; siamo intenti ad ammirare il caratteristico skyline ed eccola là, a mo’, per l’appunto, di schiaffo inatteso, una vigna on the roofs, in tutta la sua bellezza.
A poco servirà strabuzzare gli occhi o chiedersi “sogno o son desto?”: la visione in questione non sparirà.
Si tratta, infatti, di una delle tante vigne urbane sparse in giro per il mondo; questa, in particolare, fa capo al progetto Rooftop Reds e sorge sul tetto del Brooklyn Navy Yard, su Flushing Avenue; nata da un’idea di Devin Shoemaker e sviluppata in collaborazione con le aziende vinicole della regione di Finger Lake e la Cornell University, ha richiesto un sistema di piantumazione urbana personalizzato, ma oggi permette di produrre tra le 200 e le 250 bottiglie di vino, a partire dalle principali varietà rosse della regione di Bordeaux.
Sebbene questo sia un esempio relativamente recente di vigna urbana, la maggior parte dei filari che oggi troviamo in città e metropoli sono in realtà dei sopravvissuti che, nonostante gli anni, hanno avuto la meglio sull’abbandono e l’inesorabile avanzata del cemento. In particolare, spiccano tra tali reduci Clos Montmartre e Vigna della Regina.
Clos Montmartre, come suggerisce il nome, si trova a Parigi; è una vigna piccolissima, stretta tra i palazzi e sormontata dalla Chiesa del Sacro Cuore.
La sua storia inizia nell’XI secolo, ma è nel XII che diventa un ampio e ricco vigneto; nel 1500, poi, l’attività vitivinicola si amplia ulteriormente e i filari finiscono per estendersi lungo tutto il pendio, sino alle pianure circostanti.
Tuttavia, col passare degli anni, il vigneto fa sempre più fatica a resistente all’urbanizzazione, viene pian piano abbandonato e cade nel dimenticatoio; fortunatamente, però, intorno al 1930, i parigini ne riscoprono il valore e, intenzionati a preservare il preziosissimo fazzoletto di terra, rendono l’area non edificabile.
Ancora oggi sono gli stessi parigini a prendersi cura del vigneto; ogni anno la vendemmia si trasforma in una vera e propria festa – con artisti di strada, mostre, eventi musicali e degustazioni – e, attualmente, si è arrivati a produrre circa mille bottiglie annue. Quanto si ottiene, economicamente, da Clos Montmartre è poi reinvestito nel 18° arrondissement, dove sorge, per l’appunto, il vigneto, così da finanziare eventi sociali e culturali.
Di contro, la torinese Vigna della Regina, voluta e progettata dal principe Maurizio di Savoia all’inizio del Seicento, fu creata come parte agricola e ricreativa di Villa della Regina, Patrimonio UNESCO dal 1997.
Donata nel 1867 all’Istituto nazionale per le Figlie dei Militari italiani, con la chiusura di quest’ultimo, è andata via via scomparendo dal panorama cittadino e la stessa Villa, colpita dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, è stata, purtroppo, abbandonata, per anni, al degrado.
La Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, però, con un complesso intervento di recupero – andato avanti dal 2003 al 2006 – è riuscita a riscattare l’intera proprietà, reimpiantando anche circa la metà del vigneto storico. Oggi, Vigna della Regina, è gestita dall’Azienda Vitivinicola Balbiano e può contare un totale di 2700 barbatelle reimpiantate, per la maggior parte di freisa, disposte su una superficie di quasi un ettaro.
Infine, come se tanta peculiarità ancora non bastasse, ad oggi Vigna della Regina è, in Italia, l’unico vigneto urbano in cui si produce un vino a denominazione di origine controllata: il Freisa di Chieri DOC.
Il Rooftop Reds, Clos Montmartre e Vigna della Regina fanno parte della U.V.A, Urban Vineyards Association, associazione internazionale, nata recentemente e presieduta da Luca Balbiano, dedicata alla valorizzazione della viticoltura urbana. Quest’ultima è, infatti, da considerarsi un vero e proprio tesoro; nelle vigne urbane si ritrovano, spesso, varietà antiche e, in alcuni casi, esemplari e biotipi rarissimi.
L’U.V.A mira non solo a rendere queste vigne produttive ma intende creare, a livello internazionale, una rete che possa farsi promotrice di progetti di recupero storico, sensibili alla sostenibilità ambientale e, quindi, all’eco-management.
Ad oggi le vigne urbane dell’U.V.A. sono poco più di 10 e contano anche i vigneti storici di Siena, Vigna del Gallo dell’Orto Botanico di Palermo e San Francesco della Vigna, il vigneto urbano più antico di Venezia.
Rappresenta, invece, un extra la Vigna di San Martino, nel centro storico di Napoli, con accesso diretto da Corso Vittorio Emanuele: con i suoi 7 ettari è tra i vigneti urbani più grandi d’Europa.
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