
Stessa bottiglia, prezzo diverso.
Perché ci possono (e ci devono) essere differenze di prezzo.
Tutti ci siamo accorti della differenza di prezzo presente tra le diverse bottiglie di vino. Siamo quindi abituati a vedere in vendita bottiglie di Cabernet-sauvignon a pochi euro al litro e altre da migliaia e migliaia di euro.
Ma questo è cosa ovvia: dipende dalla qualità, dalla filosofia produttiva, ricercatezza e storia, dal produttore, dalla zona, insomma da innumerevoli fattori. È come prendere una piccola autovettura acquistata per muoversi in città (magari anche di seconda mano) e confrontarla con la Ferrari F430: motori diversi, fascia di prezzo diversa, attese diverse.
Questa è un’altra storia, che sicuramente approfondiremo, ma per ora non è il nostro quesito. Vogliamo chiederci, invece, perché la stessa bottiglia, ovvero la stessa etichetta, annata e produttore, possa andar incontro a differenze di prezzo, anche significative, in base ai differenti canali di vendita.
Produttori, GDO, enoteche e ristorazione (solo per citare i principali esempi) propongono prezzi diversi. Una prima premessa e primo mito da sfatare è d’obbligo: non c’è un canale di vendita migliore degli altri. C’è un’attenzione diversa alla qualità e al prodotto. Non è giusto scagliarsi aprioristicamente contro la grande distribuzione e neppure lodare indistintamente le enoteche.
SI può dedicare attenzione e serietà, indipendentemente dal luogo, ovvero dal contenitore. Ho bene in mente enoteche che lasciano una sfilza di bottiglie alla luce e al calore della vetrina e, al contrario, scafali di alcuni grandi supermercati che sono termo-controllati e utilizzano vetri oscurati, ai quali si accede solo con l’aiuto di un esperto sommelier a disposizione del reparto. Ho anche ben in mente shop online che garantiscono assoluta qualità e dedizione alla materia. Il problema sta nella diffusione di queste buone pratiche, non nella loro localizzazione.
Il prezzo della singola, identica, bottiglia dipende infatti da una moltitudine di variabili: i costi di gestione del magazzino, il prezzo di acquisto, le tasse, i costi del personale di servizio e di consulenza, il rischio del mancato venduto etc. Come sappiamo, il vino necessita di alcune piccole accortezze per poter esprimere il meglio di sé: e queste hanno un costo. L’assenza di sbalzi termici, vibrazioni e odori forti, ma anche una limitata quantità di luce, una certa temperatura etc. Insomma: per poter garantire un prodotto eccellente, ci vuole attenzione in tutta la filiera, non solo da parte del produttore.
Una “sfida” che sempre suggerisco è quella di acquistare la stessa bottiglia in enoteca, in cantina e al supermercato (a patto che lo stesso prodotto aderisca a tutti questi canali di vendita). Sarà difficile trovare lo stesso prodotto in tutte le bottiglie! Ne scoprirete delle belle!
Ricordo che una volta mi è capitato di non poter acquistare un vino da un produttore perché: “nel trasporto lo altereresti. È estate. Troppo caldo. Torna in autunno” e, tornando a mani vuote, di esser al contempo la persona più felice del mondo: l’attenzione alla qualità di quel produttore dovrebbe esser una costante in tutti i canali.
Concludo dicendo: comprate dove c’è amore, dove vedete cura per il prodotto, per la temperatura, la conservazione, la luce. Comprate dove percepite accoglienza e professionalità (anche in caso di “difetti” del vino, questo si rivelerà utile!). Comprate con la consapevolezza di gustare di un’esperienza, non un semplice prodotto.
Compriamo pensando che quell’euro o due in più, sul prodotto finale, potrebbe significare un’attenzione maggiore o una conservazione più adatta. La legge del mercato ci insegna: nessuno vende a più di quanto stabilito, se non è giustificato. Pensiamoci.
Davide Debernardi
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