Soft drink a base di vino: oltraggio o ritorno alle origini? – Decantico

Soft drink a base di vino: oltraggio o ritorno alle origini?

Probabilmente, niente unisce e, al contempo, divide come il vino; gli addetti ai lavori lo sanno bene, così come i semplici appassionati. In particolare, puristi e non si scontrano dalla notte dei tempi, tutto, infatti, può essere oggetto di contesa: quello dei soft drink a base di vino è, sicuramente, uno dei temi più caldi degli ultimi anni.

In questo caso, da una parte ci sono gli entusiasti, che si tratti di bartender, sommelier o critici: questi guardano con trasporto all’abbinamento vino-distillato, vino-amaro, vino-liquore, vino-frutta. Ritengono, infatti, che per il vino possa essere l’occasione di riappropriarsi della funzione dissetante che aveva un tempo, quando, per esempio, manovali e contadini erano soliti allungarlo, soprattutto quello rosso, con acqua fredda, ghiaccio oppure qualche goccia di limone. Si tratterebbe, quindi, di un ritorno alle origini; un richiamo, anche, ai cosiddetti vini conciati dei Romani, addizionati di erbe e spezie. A questo si aggiunge, ovviamente, il piacere della sperimentazione e il costante desiderio di stupire l’avventore.

Di tutt’altro parere sono, invece, quelli che inorridiscono alla sola idea e, in questo caso, chiunque è a rischio biasimo; la stessa azienda Masi, infatti, dopo aver lanciato, in occasione del Vinitaly 2012, il cocktail Reciojito – un mojito con il Recioto – ricevette le critiche del Consorzio Valpolicella: era stata gravemente oltraggiata la storia del celebre vino, oltreché compromesso il suo valore. Di fatto, stando ai detrattori, le bevande a base di vino avevano, in origine, un’unica ragione d’essere: mascherare la bassa qualità della materia prima. Scegliere, quindi, oggi, un vino piuttosto che un altro per la preparazione di un soft drink potrebbe portare l’avventore a fare, ancora, questo tipo di associazione, a discapito di un’intera cultura del vino.

Liberissimi, in definitiva, di scegliere da che parte stare, così come – perché no – di cambiare, col tempo, idea. Noi vogliamo, comunque, segnalarvi, anche solo per spirito di curiosità, tre soft drink a base di vino: chissà che non venga, a qualcuno, voglia di provarli.

Il primo è il “Tarocco Spritz”, ideato da una bartender newyorkese; si tratta, ovviamente, di un’alternativa alla ricetta classica: in questo caso, si uniscono Prosecco, gin e liquore Cappelletti – che ricorda il Vermouth – al succo di limone, arancio e sciroppo di vaniglia. La seconda ricetta, invece, arriva direttamente da “La cucina Futurista” di Filippo Tommaso Marinetti; il fondatore del futurismo, infatti, era un grande estimatore dei cocktail a base di vino e tra questi vi era “Giostra d’alcool”, 1/4 di Barbera, 1/4 di cedrata e 1/4 di Campari. La terza proposta giunge,

infine, dalla Toscana: “A Veglia” è il cocktail perfetto per chi ama il vino rosso. Qui, cabernet e sangiovese si uniscono a cedrata e liquore alla pesca, per poi completare il tutto con pepe rosa e foglie fresche di basilico.

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