Printemps De Champagne: Perché tornare alle origini – Decantico

Printemps De Champagne: Perché tornare alle origini

Da grande appassionato di bollicine, non potevo non iniziare il mio percorso divulgativo sul blog di Decantico parlando di ciò che in Champagne si sta verificando negli ultimi anni: un grandissimo incremento di vendita, un trend in crescita di interesse da parte di appassionati e curiosi, con l’Italia che detiene il primato assoluto di importazione.

Questo grazie al grande lavoro che si sta facendo sul territorio; i produttori indipendenti, Récoltant, hanno preso posizioni ben precise nei riguardi della nuova legge disciplinare che regolamenta le VSL(Vigne Semi-Larghe), che in Champagne sono un argomento molto discusso già da prima che la legge passasse; questo perché l’utilizzo di questa tecnica renderebbe più intensiva la raccolta e più omologato il sistema agricolo.

Ma come si dice, “il vino si fa in vigna, non in cantina”, e anche lo Champagne è vino e si fa in vigna, ed è per questo che una grande fetta dei produttori sta sovvertendo la riforma.

Un volantino di protesta in Champagne

Giovanissimi produttori hanno ereditato terreni vitati e cantine, dove stanno svolgendo un opera di ritorno all’origine, nella loro selezione delle uve, nel lavoro che svolgono in cantina, nell’identità del proprio territorio.

la risposta più clamorosa è stata la “Printemps de champagne” o “Champagne Week” di qualche settimana fa che si è svolta per tutta la regione, con produttori ed appassionati che si sono incontrati per assaggiare e confrontarsi sui vin Clair 2021, e festeggiare stappando a più non posso!

perché champagne vuol dire proprio questo: condivisione, festa, vittoria, ma anche lavoro ed impegno. Bene, il feedback è tra i più positivi degli ultimi vent’anni. Chi ha assaggiato in anteprima i vini base ha confermato il grande successo del lavoro in vigna.

Grazie ai produttori che credono nel loro operato, negli ultimi periodi di stanno raggiungendo risultati straordinari dal punto di vista identitario, regalandoci vini unici, intervenendo il meno possibile su affinamennto e fermentazione, lasciando il segno attraverso un metodo, una tradizione di manualità e precisione, che però ha spesso anche dei lati esoterici e misteriosi. Ed è proprio di questi misteri, e di queste peculiarità che dobbiamo incuriosirci.

Lo Champagne non è più solo questione di lusso, numeri o calcoli e grandi Marchi. Tra questi nuovi volti dello Champagne, possiamo menzionare Bereche & fils, con le sue vinificazioni contemporanee in legno, Laherte, con utilizzi di vitigni non tradizionali come il Petit Meslier, il Pinot Gris e l’Arbane e vinificazioni parcellari ed affinati su
tappo in sughero già dalla presa di spuma; fino a Rupert Leroy, con la loro filosofia biodinamica e il cornoletame, utilizzato come canale d’energia per la terra, alimentata dai loro stessi animali, in questa ruota di autosufficenza; o ancora Charles Dufour, che in presa di spuma mette mosto fresco al posto della liqueur de tirage, senza dosaggi dopo la sboccatura e senza filtrazioni, regalandoci vini veraci e materici!

Insomma, un coloratissimo variegato territorio dove ognuno segna una nuova strada, reinterpretando i segmenti dei metodi tramandati del secolo scorso: grandi vini base, senza troppe soste sui lieviti che alla lunga deformano il vino, e un approccio completamente nuovo e di grande interesse per chi il vuol bere vini e non etichette!

Noi di Decantico seguiremo passo passo questa rivoluzione enologica, dalla tradizione, alla odierna omologazione di questo vino, fino allo straordinario processo di ritorno all’identitario, all’autenticità di questo meraviglioso territorio.

Proseguo con una degustazione che forse rende l’idea di cosa voglia dire identità e Terroir:

Bruno Michel La demi-Lune, Lieu-dit

100% Pinot Meunier vinificato dall’omonima parcella La Demi-Lune. Dosaggio Zero.

Vendemmia 2016, vinificazione e maturazione in acciaio, niente solforosa aggiunta, fermentazione spontanea e nessuna filtrazione, nessun dosaggio, sboccatura 2019.


Nel mondo dei piccoli Vigneron esistono le più disparate realtà, questi sono chiaramente vini che subiscono un fascino territoriale davvero unico; sono stato fortunato a trovarne anche qualcuna con 2/3 anni di vita post-sboccatura, così da poterlo bere al suo punto di maturazione perfetto..

Giallo ocra il colore, contornato da una spuma stupenda ed un perlage vivace ed abbastanza fine;

al naso si avverte la morbidezza del Meunier, delicato il frutto in confettura, mirtillo, lampone… poi sempre delicate emergono note di Pan d’epices, burro, zabaione e polline, non cede l’agrume poiché dotato di poca acidità;


in bocca il sorso attacca fragrante e vivace, di grande persistenza e integrità gusto-olfattiva impeccabile, chiude sapientemente sapido ed elegante.

Qui è chiaro come troviamo un aspetto totalmente slegato dal concetto di Champagne, e molto più legato al concetto di vino.

chissà quali sorprese ci riserverà tra qualche anno questo territorio!

Nel frattempo… Santè!

Articoli correlati

Risposte

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *