
Modena Champagne Experience 2023
15 Ottobre 2023 ore 9:50
Una lunga striscia ordinata di avventori filofrancesi si snoda tra i parcheggi del polo fieristico di Modena.
La fila è ordinata, composta, ma piccoli segnali tradiscono la tensione che anima gli astanti: un variegato spaccato antropologico infiammato dalla medesima missione.
Gli organizzati: approfittano degli ultimi istanti per ripassare il dettagliato cronoprogramma elaborato, che permetterà loro di migliorare del 7,6% la prestazione dello scorso anno.
Gli influencer: improvvisano entusiaste dirette sui social per regalare briciole di livore a quelli che – causa improcrastinibile pranzo dalla suocera – hanno dovuto rinunciare, e che scorrono i post impassibili, con un unico pensiero fisso “L’anno prossimo mi organizzo e vado anche io…”
I previdenti: con occhiate furtive contemplano la fila che si allunga inesorabilmente alle loro spalle e sbadigliando si compiacciono dell’ingresso prioritario guadagnato, a dispetto degli incauti che espieranno la loro ignavia con la privazione di alcuni minuti di piacere.
I cantastorie: per ingannare la tediosa attesa, intrattengono con marcati accenti vernacolari i fortunati vicini di fila, illuminandoli con lungimiranti considerazioni, recensioni e soprattutto indispensabili consigli – rigorosamente tematici, ci mancherebbe! -.
Ognuno degli oltre 6000 visitatori di questa edizione è pronto a vivere la propria personale esperienza.

Ore 10:00
Si aprono i cancelli.
Comincia la VI edizione di Modena Champagne Experience.
Kant scriveva che ogni conoscenza inizia con l’esperienza: ecco le mie al MCE 2023.
L’esperienza socio-emozionale
Sebbene rappresenti solo il 9% dell’universo dei vini spumanti,
occupando soltanto lo 0,5% della superficie vitata mondiale, da solo vale
il 33% del fatturato dell’intero comparto dei vini spumanti. Questi dati autorizzano a parlare di fenomenologia dello champagne.
Lo champagne non è solo un vino, è anche uno stile di vita, uno status symbol, un inno alla gioia e alla voglia di vivere; è poliedrico e versatile: rarità delle grandi occasioni e oggetto della collezione ossessiva; si introduce con ugual facilità nei bui monasteri, come nelle sfavillanti sale della Belle Epoque. Tutti i sensi ne sono stimolati e sedotti. Verlaine lo definisce le vin du diable, il vino del diavolo, perché attrae e incanta, riesce a privare l’uomo della sua capacità di raziocinio e lo induce all’inibizione e alle passioni.

L’esperienza empirica
176 produttori.
Oltre 900 etichette in degustazione, con altrettante sfumature di colori, profumi e gusto.
Avventurarsi tra i banchetti è di per sé un’esperienza di orienteering.
I produttori sono ripartiti tra le iconiche sottozone geografiche che marcano distintamente il prodotto finale: Côte des Bar, Côte des Blancs, Montagne de Reims, Vallée de la Marne. Una sezione a parte è dedicata alle Maison classiche.

Importatori, distributori, agenti, sommelier e vigneron, ben vestiti, attendono sorridenti e si preparano a svolgere il loro compito con diligenza. La scena ha una dimensione teatrale: il degustatore si avvicina con il calice proteso e attende che l’astante, atto a versare lo champagne nel calice, inizi a recitare il copione fieristico.
L’adagio generalmente inizia con la presentazione dell’azienda, segue la minuziosa descrizione del vigneron dalle mani callose e l’elogio della sua epica azione di recupero dei sette filari e mezzo in conversione biodinamica. Alcuni mostrano fotografie, i più avanguardisti invitano ad inquadrare il qrcode sulla capsula: il video mostra sterminati filari di vigne, simili a giardini inglesi, su cui incedono solennemente equini, rigorosamente di razza bio! Nel campo lungo viene indicato il piccolo vigneto, proprio lì, incastonato tra la cantina e la chiesa del village. Così, mentre le bollicine deliziano le papille gustative, la mente ha lasciato l’asettico padiglione fieristico, sorvola i dolci pendii della Montagne de Reims e osserva incantata la forma sinuosa del Clos des Goisses che si riflette sul canale della Marna.
Ma la staffetta degustativa ha tempi tirannici e la repentina spiegazione dell’assaggio successivo ridesta il degustatore sognatore. Riconoscente, egli ascolta interessato, cerca di memorizzare le informazioni. Sa che non riuscirà a ricordare ogni dettaglio, nella maggior parte dei casi si limita a scattare foto, promettendo solennemente a se stesso di sistemare tutto in ordinati appunti appena tornerò a casa, anzi nell’occasione sistemerà anche le annotazioni della precedente edizione!
Anche io scatto foto improvvisate, ma vengo distratta dalla presenza di un rispettabile signore che riceve complimenti e scatta selfie con altri esperienzisti. Deve trattarsi di un Wine-Vip! Lo vedo annotare chiose sulla voluminosa guida. Cedo alla curiosità di essere iniziata alle minuziose descrizioni organolettiche di un tale stimato degustatore… sbircio… la nota scarabocchiata a matita recita: “Buono!”.
La mia autostima ringrazia e io procedo determinata nella staffetta.

L’autre expérience
Nei racconti dei vigneron presenti al MCE, emerge anche l’esperienza di chi si trova dall’altra parte del banchetto, in particolare quella del giovane récoltant-manipulant.
Lo storytelling ricorrente è la narrazione del recupero e del cambiamento. Un tempo i nonni, o i genitori conferivano le uve alle grandi maison, oggi questi intraprendenti produttori-artigiani, dopo aver studiato e viaggiato, hanno cominciato a proporre la loro filosofia enologica, ampliando le declinazioni dello champagne con la loro personale interpretazione. Curano personalmente i piccoli vigneti, vinificano le parcelle separatamente, in regime di ecosostenibilità, sperimentano e confrontano vinificazioni differenti. Produzione dai numeri contenuti, che esauriscono in frangenti brevissimi.
L’unicità della bottiglia, assolutamente identificativa del terroir e dell’annata, ricompensa il risoluto consumatore della gravosa caccia al tesoro intrapresa per recuperarne una.


My fav experiences: tre assasggi con suggestioni esperienziali allegate
La maratona di assaggi compulsivi a cui costringono questi eventi, permette un didattico confronto conoscitivo, ma l’intensa stimolazione papillare è solo un accennato preludio dell’esperienza sensoriale che la bottiglia degustata potrà regalare.
Il piccolo sorso è un abstract che deve incuriosire e indurre all’acquisto e ad una esperienza gustativa confacente.
Lontana dai freddi neon della fiera, versata nei giusti calici, senza fretta, quella bottiglia si potrà finalmente svelare, esprimendo tutta la sua essenza.
Tre racconti champenoise che vorrei ascoltare:

•CHAMPAGNE CHRISTIAN GOSSET Brut A03 Grand Cru Extra Brut
90% Pinot Noir, 10% Chardonnay
Dosaggio 2g/l
36 mesi sui lieviti
Prezzo indicativo in enoteca: 50€
Un entry level di pregio. Ha ricordi di fiori gialli e di albicocca; il palato è ricco, pieno, ma di ottima tensione.
Suggestione esperienziale: una coperta a quadretti su un prato, un panino al salame e due calici.

•CHAMPAGNE LELARGE-PUGEOT 1er Cru Extra Brut Les Charmes de Vrigny 2008
50% Pinot Meunier, 30% Pinot Noir, 20% Chardonnay Dosaggio 3g/l
96 mesi sui lieviti
Prezzo indicativo in enoteca: 60€
Ha un naso di complesse note che ricordano la cotognata e gli agrumi canditi; il palato è avvolgente, articolato e complesso.
Suggestione esperienziale: metti una sera d’autunno, la compagnia di un vinile, di un libro e di un caminetto schioppettante.

•CHAMPAGNE GONET-MEDEVILLE Extra Brut Champ D’Alouette Les Mesnil Sur Oger Grand Cru 2007
100% Chardonnay Dosaggio 2g/l
144 mesi sui lieviti
Prezzo indicativo in enoteca: circa 150€
Il profilo olfattivo esprime nitide note di sale e di agrume; il sorso è nobile, elegante e profondo; mantiene un carattere verticale nonostante la lunga permanenza sui lieviti. Sorprendente.
La lunga persistenza gusto-olfattiva aggiunge ulteriore fascino a questo raffinato champagne.
Suggestione esperienziale: è un elisir… ognuno sogni la propria personale esperienza!
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