Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023 – Decantico

Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023

985 vignaioli italiani FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), 2 associazioni di vignaioli stranieri, 29 olivicoltori FIOI (Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti) presenti e oltre 26.000 ingressi in tre giorni: sono questi i numeri della dodicesima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, che per la prima volta si è svolto nel polo fieristico di Bologna, abbandonando la storica sede di Piacenza, ormai troppo piccola per ospitare un evento di tale portata.

I dati aiutano a comprendere l’enorme successo raggiunto dalla manifestazione, a tutti gli effetti uno dei più importanti eventi vitivinicoli (e non solo) italiani, anche se a chi ci è stato non servono numeri per essere certo della sua popolarità: quella dei Vignaioli Indipendenti è una fiera sui generis, a cui un appassionato di vino non può proprio rinunciare sia dal punto di vista didattico, perché si impara sempre molto, sia da quello umano, grazie all’incredibile sensazione di partecipare ad un ritrovo di amici.

Ed è proprio il lato umano a rendere questa manifestazione unica nel panorama dei grandi eventi vitivinicoli italiani, a partire dalla disposizione stessa degli espositori: da sempre, infatti, i produttori non sono raggruppati per regioni o per denominazioni, né hanno la possibilità di scegliere stand più o meno prestigiosi, in quanto le postazioni sono tutte uguali e vengono sorteggiate casualmente, in modo da garantire a ciascuna azienda gli stessi diritti, in piena filosofia FIVI, basata su uguaglianza e democraticità. Questo è un aspetto sicuramente non trascurabile per la buona riuscita dell’evento, dato che favorisce la creazione di contatti e legami fra i vignaioli delle diverse aree, contribuendo a mantenere ed accrescere il clima di convivialità e festa, che caratterizza il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti.

La fiera consente di avere un panorama completo della produzione vitivinicola italiana e delle svariate realtà presenti nel nostro Paese: si passa, infatti, da aziende di dimensioni medio-grandi a boutique winery, la cui produzione annua è ben al di sotto delle 10.000 bottiglie. Spesso i produttori sono giovani imprenditori, che hanno intrapreso questa professione con il sogno di valorizzare il proprio territorio, in alcuni casi recuperando vitigni autoctoni semi-dimenticati perché poco produttivi rispetto ad altre varietà: anche grazie al loro impegno, continua ad essere preservata la grande eterogeneità che caratterizza il patrimonio vitivinicolo autoctono italiano, unico al mondo.

La possibilità di assaggiare vini rari, alcuni dei quali non si trovano facilmente in commercio, è sicuramente uno dei motivi più importanti per cui un enoappassionato non può proprio perdersi questa manifestazione: Moscatello di Taggia (Mammoliti), Grapariol (Ca’ Peruzzetto), Slarina (Prever), Avanà (La Chimera), Albarossa (La Tribuleira), Tintilia (Cianfagna) sono solo alcune delle innumerevoli varietà autoctone di diverse regioni presenti in fiera, sulle quali i produttori hanno investito tempo, energie e denaro per realizzare vini strepitosi.

Non solo: al mercato FIVI è possibile conoscere e provare i vini da uve resistenti (PIWI), che grazie alla continua ricerca e alle numerose sperimentazioni di alcune eccellenze, come la cantina Nove Lune, hanno raggiunto un altissimo livello qualitativo e di piacevolezza: consiglio a chiunque non si sia ancora avvicinato al mondo dei PIWI di assaggiare Rukh e di fare quattro chiacchiere con Alessandro Sala, che, con la sua grande competenza e la sua infinita passione, vi accompagnerà alla scoperta di questi vitigni, dei quali si sentirà parlare sempre più spesso nel prossimo futuro, grazie al loro fondamentale ruolo nella preservazione ambientale.

Davvero moltissimi gli assaggi degni di nota, purtroppo è impossibile riportarli tutti: ho trovato vini di indiscutibile qualità e vignaioli entusiasti, con tanta voglia di far conoscere il proprio territorio e i propri prodotti, spesso frutto di vinificazioni insolite per un determinato vitigno o per una certa area geografica: infatti, ho avuto la fortuna di provare eccezionali spumanti metodo classico da uve Falanghina (Portomola), Verdicchio (Socci), Durella (Fongaro) in purezza e una cuvèe di Chardonnay, Pinot nero e Ribolla, proposta dall’azienda friulana Rizzi – Piè di Mont.

Estremamente interessante il “viaggio” fra i Nebbiolo di montagna, che permette di comprendere appieno le caratteristiche peculiari di Spanna (Alto Piemonte), Picotendro (Valle d’Aosta), Prünent (Val d’Ossola) e Chiavennasca (Valtellina), grazie agli assaggi di vini meravigliosi, spesso frutto di viticoltura eroica. Pur essendo meno noti rispetto ai Nebbiolo prodotti in zone più famose, come ad esempio le Langhe, questi vini sono dotati di una personalità ed un’eleganza davvero non comuni: ho scelto un produttore valtellinese (Fay) e uno dell’Alto Piemonte (Cavallini) come testimoni, sperando che il colore stupendo dei loro vini vi stupisca e vi faccia venire voglia di visitare queste zone per assaggiare quelli che vengono chiamati i Nebbiolo delle Alpi.

Termina qui la mia fotografia del dodicesimo Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, che rimane un’esperienza straordinaria indipendentemente da quante volte una persona vi abbia preso parte: auguro a ciascun appassionato di vino di poter partecipare ad almeno un’edizione di questa fiera davvero unica nel panorama nazionale ed internazionale degli eventi a tema vitivinicolo.

Articoli correlati

Risposte

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *