L’arneis: il bianco “birichino” del Piemonte
C’è un vitigno, tanto nobile quanto dimenticato per anni, che oggi vogliamo riscoprire. Si tratta dell’arneis, uno dei grandi vini bianchi italiani. Siamo in Piemonte, precisamente nel Roero (un territorio di cui abbiamo parlato anche qui https://www.decantico.com/il-territorio-del-roero-laltra-faccia-del-piemonte/ ), luogo d’elezione per questo grande vitigno.
Il nome è curioso perché significa “estroverso” e “ribelle”. In piemontese diremmo birichino ed è proprio cosi: l’arneis non si fa domare facilmente. Per anni si è tentato di imbrigliare questo vitigno nella realizzazione di vini dolci, piuttosto che nell’utilizzo in uvaggi dissimili, o ancora per la produzione del vermouth. Nulla da fare… Il suo carattere – nonostante qualche tentativo anche ben riuscito – ha prevalso. Ha vinto lui, il suo animo ribelle, divenendo nel tempo uno dei prodotti d’eccellenza italiana.
La storia
Siamo nel 1800 è l’arneis è uno dei grandi vitigni del Piemonte: per anni la sua fama regna incontrastata. Ma come sempre ad anni di grande importanza seguono anni di disgrazia. Nel dopoguerra, fino agli anni ‘70, l’arneis capitombola in un profondo dimenticatoio. Il suo principale utilizzo fu quello di “esca”, una vera e propria distrazione per uccelli. Infatti questo vitigno veniva spesso coltivato accanto ai nobili filari del nebbiolo, poiché a causa del marcato profumo del grappolo, induceva gli uccelli affamati a dirigersi su questa bacca bianca, salvaguardando i preziosi (e vicini) acini di nebbiolo.
Negli anni ‘70 ci fu una vera inversione, un’originale riscoperta. Nello stesso anno venne inserito nel Catalogo nazionale delle varietà. Da questa data in avanti il crescendo fu rapido: gli anni ‘80 e ‘90 furono i primi di un grande ciclo. Furono gli anni in cui Bruno Ceretto fece conoscere il suo Blangè al grande pubblico, gli anni in cui fu istituita una DOC dedicata, gli anni del boom enologico piemontese e della riscoperta degli autoctoni.
Il vitigno
Ad oggi sono più di 600 gli ettari coltivati ad arneis in Piemonte, ma non solo. Piccole produzioni si intravedono anche in Liguria e Sardegna. Perfino oltreoceano, specialmente in California ed Australia, alcune piccole (ma coraggiose) aziende hanno iniziato ad innestare questa varietà sul proprio territorio.
Il vitigno arneis – come ci si poteva aspettare dal nome – non è così accondiscendente: è molto sensibile alle muffe, molto vigoroso, assai produttivo, rendendo una vera sfida il mantenere livelli di acidità accettabili nelle annate più calde. La foglia si presenta di media grandezza, così come il grappolo, spesso di forma conica o piramidale. Gli acini sono piccoli, di colore giallo-verde, ma con una quantità di pruina importante. La maturazione avviene a fine settembre, ma in anni estremamente caldi (come questo 2022!) la vendemmia è stata decisamente anticipata.
Il vino
L’arneis dona vini tipicamente floreali e fruttati, piacevolissimi in giovane età, ma con un potenziale evolutivo di incredibile interesse. In Decantico abbiamo avuto la fortuna di assaggiare bottiglie con 10 anni sulle spalle che sembravano dei ragazzini: il segreto è nell’acidità, la caratteristica forse più complicata da gestire in questo vino. Nel bicchiere l’arneis si presenta tendenzialmente giallo paglierino, con una bella luce e discreta vivacità. Al naso gli aromi sono delicati ma precisi. La frutta bianca è ben presente (la mela è evidente), ma non mancano i fiori: fiori bianchi, camomilla, gelsomino.
In bocca il vino è pieno, ricco, le note fruttate emergono chiaramente anche al gusto, questa volta con pera e albicocca. Il sorso è fresco ma soprattutto sapido. Nondimeno è dotato di grande morbidezza, unita ad una adeguata struttura, tale da rendere questo prodotto interessante ai fini della spumantizzazione (sia con metodo Classico che Martinotti).
Gli abbinamenti
L’arneis è un vino versatile: ideale come aperitivo, si esprime al meglio con piatti di pesce (soprattutto di lago e di fiume), ma non solo. Siamo in Piemonte, dove regna sovrano il vitello tonnato: provare l’abbinamento per credere. Interessanti sono gli accostamenti proposti da grandi chef con le carni bianche e soprattutto con i formaggi molli dalla media stagionatura.
Insomma, un grande vino da scoprire (e riscoprire dopo qualche anno).
E voi quanti arneis avete già assaggiato? Quali vi hanno emozionato maggiormente?
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