La siccità e il vino: come se la passano le nostre viti? – Decantico

La siccità e il vino: come se la passano le nostre viti?

C’è odore di 2003 nell’aria. O meglio: c’è calore di 2003. Anche senza essere indovini di professione, questa estate si prospetta esser un ennesimo periodo difficile a causa delle temperature roventi. A farne le spese, oltre agli abitanti del pianeta Terra, ci sono anche le piante. Come se non fossero sufficienti la pandemia, la guerra e una situazione economica precaria, il cambiamento climatico si sta mostrando a noi in maniera sempre più evidente

Le rare precipitazioni e le temperature medie sempre più alte, stanno consegnando una situazione di forte tensione. Il 2022 sta già riscrivendo il manuale del buon vignaiolo, sovvertendo buona parte delle pratiche e delle consuetudini che si erano affermate con il susseguirsi delle vendemmie. 

La siccità sta colpendo in maniera decisa anche la vite, prodotto della natura che più di tutti risente delle condizioni climatiche, dell’umidità del terreno, dell’esposizione…insomma del tanto amato terroir

Se è vero che la vitis vinifera bene si adatta al clima caldo-umido, occorre ribadire che i livelli raggiunti in questo agosto sono realmente eccessivi: viviamo concretamente una situazione di stress idrico. Con questo termine intendiamo non solo una mancanza di acqua in generale, quanto un peggioramento della qualità dell’uva dovuta da una forte sofferenza della pianta. 

Se c’è del vero nell’affermazione che “la vite, per dar il meglio, deve soffrire”, non si deve intendere a questi livelli. È stato dimostrato che la scelta agronomica (o il divieto) di non irrigare, favorisce uno sviluppo della vite qualitativamente migliore rispetto all’abbondanza di H2O. D’altro canto, la capacità della pianta di regolare la (pochissima) acqua a sua disposizione non è illimitata. 

È certamente vero che una stagione calda può influenzare positivamente la qualità del raccolto, incoraggiando la produzione di uve di maggior qualità: la “scarsità” di acqua induce il metabolismo della vite ad ottimizzare il suo ecosistema: acini più equilibrati, aumento del tenore del composto fenolico etc… Inoltre, un’annata con scarse precipitazioni concorre a tenere lontano dai filari alcune malattie fungine.

Questo 2022, però, è esagerato sotto tutti i punti di vista: il rischio è quello di andar incontro a maturazioni incomplete, gradi zuccherini complicati, eccessiva astringenza e amarezza dei grappoli. Poter contare su una disponibilità idrica adeguata è fondamentale per garantire alla vite un sano sviluppo dei processi di maturazione e ancora prima della sopravvivenza stessa della pianta. 

Per rendersi conto della situazione è sufficiente fare una passeggiata nei decantati patrimoni UNESCO delle Langhe, in Piemonte: le zolle di terra, bianche e aride, sembrano impenetrabili. Il fogliame è affaticato ed i grappoli, all’apparenza mai così sani, stanno vivendo una situazione drammatica. Se le vigne più storiche, con un apparato radicale profondo, sembrano reagire meglio a questa estate anomala, il vero problema riguarda le coltivazioni più recenti, che stanno soffrendo irrimediabilmente

Non solo Italia, però. Alcuni studi indicano che nel giro di pochi anni, alcuni territori come Cile, Estonia, California, persino la nuova Atlantide del vino cinese – la Provincia di Ningxia – andranno incontro ad una inesorabile aridità.

Senza addentrarci nell’affascinante tema dell’approvvigionamento idrico della vite (di cui peraltro già Darwin – il figlio del celebre Charles – ne parlò accuratamente), anche noi possiamo accorgerci di cambiamenti evidenti: le viti sono “ferme” poiché le alte temperature diurne e notturne, che oramai si registrano da settimane, non permettono un normale ciclo vegetativo e riproduttivo. Insomma, la pianta non riesce a lavorare correttamente. Il tutto senza aprire il capitolo vendemmia, inesorabilmente anticipata. 

Abbiamo soluzioni? Se da un lato questa siccità dovrebbe portarci a riflettere su come stiamo utilizzando le risorse del nostro Pianeta, dall’altro dobbiamo renderci consapevoli che questo sarà uno dei problemi più seri per le nostre coltivazioni, indistintamente in tutta la Terra, dei prossimi anni. Il rapporto del World Resources Institute (WRI), che ha misurato la domanda e la disponibilità di acqua in 167 Stati, ha prodotto risultati tutt’altro che incoraggianti. 

Potrebbe esser questo il tempo di rivedere alcuni sistemi di allevamento della vite? Molti produttori sono tornati al sistema della pergola, per garantire al terreno maggiore umidità. Anche la densità di impianto, è in fase di trasformazione. 

Potrebbe esser questo il tempo di puntare su portainnesti resistenti al caldo? Molti degli attuali non riescono ad andar in profondità, anche se molto resistenti alla fillossera. 

Potrebbe esser questo il tempo di attuare una radicale trasformazione verso il biodinamico?  Per rispettare il prodotto nel modo più naturale possibile.

Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. E queste son parole di Albert Einstein.

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