In vino… Vegan – Decantico

In vino… Vegan

Quando un prodotto tecnicamente vegano, in realtà non lo è.. o forse si.

In un panorama sempre più variegato di domanda e di offerta vinicola, ci si trova ormai davanti ad infinite scelte sempre più votate all’ecosostenibilità: pensiamo ad esempio alle scelte biodinamiche, biologiche, come spiega la collega Stefania in questo articolo.

Tra queste sfaccettature green, sempre più spesso si sente la denominazione di vino vegano, che fa fronte ad una specifica richiesta di una fetta sempre più importante di acquirenti e consumatori, non sempre solo per scelta alimentare vegan, ma spesso anche solo perché vegan si associa a naturale, ecologico, sostenibile e cruelty free. Una richiesta decisamente in aumento in Italia, ma anche all’estero, in particolare nel mercato tedesco.

La dieta vegana o Vegan è un regime alimentare che esclude totalmente i prodotti di origine animale.

Ma cosa è un vino vegano? E in cosa differisce dal vino “normale”?

Il vino è fatto di uva, quindi è vegano! Non esattamente… o forse sì.

Anzitutto occorre specificare che, tecnicamente, tutti i vini sarebbero definibili legittimamente “vegan”, in quanto la definizione europea del significato di “vegano”, consultabile sul sito www.veganstandard.eu fa riferimento solo agli ingredienti utilizzati.

Ma per capire meglio da dove nasce la necessità di specificare in etichetta che il prodotto sia effettivamente vegano, bisogna precisare che nella produzione di vino possono essere utilizzati in cantina coadiuvanti tecnologici, soprattutto al fine di chiarificare il prodotto finale e renderlo limpido e brillante: alcuni di essi ad esempio  derivano dalle uova, come l’albumina, che rappresenta il più tradizionale chiarificante ed è molto utilizzata nei vini pregiati e nelle denominazioni di alto profilo. Poiché si tratta di una sostanza allergenica, i vini etichettati a partire da luglio 2012 devono dichiarare se il vino contiene uova o derivati (Articolo 51 del Regolamento CE n.607/2009).

Poi vi sono anche coadiuvanti derivati da latticini, come la caseina;  si utilizzano anche parti di ossa, o derivati dei crostacei, come la chitina, o la colla di pesce utilizzata nella chiarifica di vini bianchi e rosati. Poi ancora, gelatine realizzate dal tessuto connettivo della pelle degli animali, dalla vescica  e dalle membrane, che nelle etichette dei prodotti alimentari spesso sono denominate E441.

Ci sono altre sostanze che solo a nominarle sembrano elementi presi da un film dell’orrore anni ‘80, come il sangue bovino in polvere o l’albumina di sangue, il cui utilizzo non è più consentito dalla legge, ma che erano molto usate fino a qualche decennio fa; sostanze certamente estranee a ciò che può essere realisticamente definito compatibile con la scelta vegan, che di contro, vieta l’aggiunta di qualsiasi derivato di origine animale in qualsiasi fase di produzione, quindi anche nel confezionamento e nell’uso delle colle per l’etichettatura.

Va puntualizzato però che tali agenti chiarificanti non fanno parte degli ingredienti poiché, dopo aver svolto la loro azione, queste sostanze sedimentano sul fondo delle vasche e vengono rimosse dal vino, perciò dovrebbero essere del tutto assenti nel prodotto finale, ma non si può escludere che alcune tracce residuali siano presenti.

Perciò, sebbene l’utilizzo di questi “coadiuvanti tecnologici”  non escluda il vino dagli alimenti utilizzabili dai vegani, essi sono comunque sostanze di derivazione animale con cui il vino è entrato abbondantemente in contatto. E in senso più ampio, non permettono di affermare che la produzione del vino è cruelty free.

Se siete interessati a saperne di più sui processi con cui l’uva diventa vino, per capire come questi procedimenti di cui parliamo influiscono su ciò che è nel vostro bicchiere, qui c’è qualcosa che potrà aiutarvi!

Quali sono allora le alternative Vegan?

Diverse aziende sostituiscono i coadiuvanti di origine animale con sostanze vegetali e minerali per purificare e chiarificare i loro vini, come la bentonite, un minerale argilloso di origine vulcanica che viene immerso nel vino per assorbire le particelle in sospensione ripulendo il vino dalle impurità, svolgendo la stessa funzione di albumina o colla di pesce.

Esistono anche gelatine di origine vegetale che presentano ulteriori vantaggi, precipitando una maggior quantità di tannini verdi, riducendo l’astringenza e dando come risultato vini più morbidi.

La bentonite nella produzione del vino è utilizzata come chiarificante e deproteinizzante.

Ma per ottenere un vino Vegano con la V maiuscola, i prodotti animali devono essere banditi già nelle prime fasi di coltivazione in vigna: un vino vegano proviene sempre da agricoltura biologica o biodinamica certificata, proprio come un vino biologico. La concimazione viene spesso fatta utilizzando humus derivato dai residui vegetali dell’agricoltura o dell’alimentazione umana e viene preferito l’uso del trattore e altri macchinari che non prevedano lo sfruttamento animale in nessun senso; stessa attenzione viene rivolta all’uso di colle per la fase dell’etichettatura.

E per quanto riguarda i costi?

I processi di lavorazione per ottenere un vino vegano non sono diversi da quelli di tutte le altre cantine ed i costi di chiarificazione o di utilizzo di prodotti naturali vegetali o minerali, in sostituzione delle materie prime di origine animale, sono molto spesso  leggermente superiori. È anche per questo motivo che tante cantine continuano a produrre vini con coadiuvanti di origine animale.

Come si può essere certi di acquistare un prodotto Vegano?

Diverse sono le etichette che certificano il vino vegano: da qualche tempo esiste anche una certificazione ufficiale di Icea, che ha definito un processo disciplinare ben preciso al quale l’azienda vinicola si deve attenere se vuole che il proprio vino sia dichiarato vegano.

Vi è inoltre l’AVI (Associazione Vegetariana Italiana), promotrice del marchio “Qualità Vegetariana Vegan®”, che viene concesso alle imprese solo dopo aver ottenuto la certificazione da parte di un ente terzo indipendente, la Csqa-Certificazioni.

Tra i più importanti vi è anche lo standard VEGANOK, il cui disciplinare fissa delle regole rigide nel pieno rispetto di tutto ciò che rappresentano i valori della scelta etica vegan: è attualmente l’unico standard vegan al mondo che garantisce l’assenza di sostanze animali nel prodotto, considerando anche il packaging.

Alcuni marchi che garantiscono lo standard vegan facilmente riconoscibili in etichetta

Ma allo stato attuale le diciture “vegano” o “vegetariano” sono di fatto informazioni facoltative, che devono comunque sottostare,  come tutte le indicazioni riportate in etichettatura, alle norme generali richieste dalla legge, ossia veridicità, non ingannevolezza e oggettività.

E se volessi assaggiare un vino Vegano?

Partiamo dal presupposto che, da bravi bevitori, ogni bottiglia merita sempre di essere assaggiata, qualsiasi opinione ci lasci. Abbiamo assaggiato alcuni prodotti che, onestamente, non ci hanno fatto rimpiangere l’assenza dell’albumina o della colla di pesce: tra questi, menzioniamo la Cantina Pizzolato.

Abbiamo scelto per la prova degustativa il loro Cabernet Sauvignon IGT Veneto, senza solfiti aggiunti, contraddistinto da una media-tarda maturazione delle uve che lascia profumi fruttati, di frutta a bacca rossa ed erbacei, che ben si combinano a zuppe di cereali della tradizione e piatti a base di tartufo. Particolare curiosità: l’etichetta di questa bottiglia, come di tutta la linea senza solfiti, è realizzata con il 15% di vinacce dell’uva della cantina.

Una piacevole scoperta anche il Civitas Pecorino Lunaria 2019, della Cantina Orsogna: un Pecorino Terre di Chieti IGT biologico e vegan che dopo due mesi di affinamento in acciaio si presenta con profumi agrumati in cui spicca il pompelmo e con un gusto persistente e molto fresco.

Ma quindi, cosa ne pensa un vero cultore del vino, del prodotto vegano?

I cultori del vino sono individui, e come tali hanno un proprio pensiero individuale al riguardo. Questa chiosa potrebbe sembrare sbrigativa nel liquidare qualsiasi opinione, ma in realtà ci sarebbe tutto un discorso sulla tradizione, sulle diverse scuole di pensiero, sull’etica e sulla salubrità da intavolare, che si aprirebbe una dissertazione che troverebbe in contrapposizione eterna una fazione pro e una contro.

E noi non vogliamo immergerci nella diatriba, né entrare nel merito delle scelte personalissime etiche e alimentari: preferiamo continuare a degustare senza preconcetti e farci sorprendere dalle nuove e antiche tecnologie, apprezzando la qualità e la genuinità del prodotto finale con il giusto approccio informato, godendoci questa volta il nostro solito brindisi con un vino, perché no, vegano.

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