Il trionfo del Millesimato
Ma è proprio vero che l’indicazione dell’annata sia sinonimo di migliore qualità?
È una delle domande più frequenti nel mondo del vino. Non ditemi che almeno una volta non vi è stato chiesto: “se è millesimato, significa che è più buono?”. Senza imbattersi in una epistemologia del concetto di “più buono” – che peraltro meriterebbe la giusta attenzione – concentriamoci invece sul significato del termine “millesimato”.
Un vino millesimato è per l’appunto un vino ottenuto a partire da uve di un’unica annata. L’indicazione del millesimo in bottiglia si riferisce, dunque, all’anno della vendemmia delle uve che compongono quel vino. Da queste prime battute possiamo sin d’ora chiarire tre punti importanti:
Possiamo quindi sostenere che il principale antagonista del millesimato sia la cosiddetta Cuvée; un assemblaggio di uve, di stili, di annate. Proprio il termine, che deriva dal latino cupa, indica le botti nelle quali venivano conservate le miscele di vini in varie annate.
Sino ad ora non abbiamo parlato di qualità, ma semplicemente di due metodologie diverse per produrre un vino. Tuttavia la nostra curiosità era tutta direzionata alla maggiore (e presunta) qualità del millesimo.
Voglio esser diretto: NO. Millesimato non significa di maggiore qualità, “più buono” per dirla in parole povere. Anzi: molte volte il nostro gusto pare esser maggiormente appagato dalle cuvée rispetto al millesimo. Il Dilemma dello sconosciuto, ci aiuterà a capire meglio.
Immaginate di esser invitati a cena e di dover portare del vino. Non avete idea di cosa presentare e allora decidete di affidarvi ad una vostra vecchia conoscenza: lo Spumante Pranzetto (che bel nome di fantasia!). Lo conoscete bene, lo avete già bevuto parecchie volte. Sullo scaffale è presente anche lo Spumante Pranzetto, millesimo 2016. Fantastico! Lo prendete. Una volta arrivati alla cena, dopo aver decantato il vostro omaggio, lo aprite e… non è come ve lo ricordavate! È un vino totalmente diverso!
Un millesimato, infatti, racconta una storia che va oltre l’abitudine: è l’unione di terroir, stile, condizioni meteorologiche dell’annata, filosofia del produttore (e molto altro) che sono uniche e non replicabili in contesti differenti. Ogni vino, millesimato, è diverso rispetto alle annate precedenti e successive: nel bene e nel male.
Millesimato quindi, non significa “più buono”, ma semplicemente “originale”, vero. Il millesimato è l’espressione di quella particolare vendemmia, in tutte le sue caratteristiche.
Non è un caso che tanti famosi champagne siano delle Cuvée: il cliente si aspetta di comprare (e di bere) sempre lo stesso prodotto, lo stesso sapore, aromi, effervescenza. Insomma, la stessa bottiglia. Dietro questo miracolo ci sono veri e propri geni enologici che riescono a garantire al prodotto la stessa qualità ogni anno, indipendentemente dalle condizioni esterne e dalla variabilità dell’annata, senza snaturare il prodotto. Che sia piovosa o calda, luminosa o ventilata, ogni vendemmia riesce ad esser incanalata suoi giusti binari, portando in vinificazione un vino consono agli standard della produzione.
Millesimato e cuvée sono quindi due aspetti, altrettanto interessanti, di due filosofie diverse. Potremmo dire che il millesimato sta all’avventuriero come la cuvée sta al tradizionalista nostalgico.
Voi cosa ne pensate?
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