Il territorio del Roero: l’altra faccia del Piemonte
130 milioni di anni fa, il Roero era un mare della Provincia di Cuneo. Sì avete capito bene, proprio un mare. Siamo a nord di Alba, dove il fiume Tanaro scorre determinato tra le colline sedimentate nel corso degli anni, oggi Patrimonio Mondiale UNESCO assieme a Langhe e Monferrato. In un fazzoletto di terra piemontese, tre grandi territori che hanno consacrato l’Italia ai vertici della produzione qualitativa mondiale.
La zona del Roero comprende poco meno di 20 comuni, in cui si producono una grande varietà di vini, che diventano iconici nella omonima DOCG istituita nei primi anni duemila. Su tutti spiccano il Roero e il Roero Arneis, vere anime di questo territorio, che oltre alla vocazione vitivinicola offre terre adatte alla coltivazione di frutteti, castagneti e noccioleti. Senza dimenticare che questa è una delle zone più appropriate per la ricerca del pregiato tartufo bianco.
Il terreno marnoso-arenario, garantisce una buona presenza di calcare, argilla e soprattutto sabbia. Insomma: un terroir dalla grande mineralità. Le caratteristiche colline son dominate dai Ciabòt, antichi capanni di legno utilizzati come magazzini, oggi trasformati in fabbricati stupendi: alcuni sono stati ristrutturati per ospitare degustazioni e ristoranti.
Nebbiolo e Arneis sono i due autoctoni principali utilizzati nella DOCG Roero in quantità minima del 95%, anche se nella quasi totalità troviamo vini in purezza. Tutti i vigneti son collocati in zona collinare: il disciplinare non permette il fondovalle, privilegiando il tipico terroir. È un territorio complicato, nel quale le pendenze raggiungono importanti percentuali e quasi sempre le attività in vigna vengono svolte manualmente. Ecco perché alcune colline prendono il nome di Rocche, più simili ai canyon americani che alle dolci colline langarole.
Per quanto riguarda il nebbiolo, si esprime ottimamente sia nella versione Roero che in quella Roero Riserva. Qui troviamo un vino elegante, con un tannino delicato e setoso, dai profumi molto più marcati rispetto alle vicine Langhe. La frutta a bacca rossa ben si presta alla struttura raffinata ma potente del Roero.
L’altro lato della medaglia è il Roero Arneis. Questa varietà, da sempre coltivata nel territorio, assunse particolare importanza nell’800 dove alcune testimonianze scritte ci raccontano di un vino particolarmente rinomato. Ma la storia si sa, non è sempre clemente: ad anni di gloria seguì un secolo horribilis per l’Arneis, che solo alle porte degli anni ‘70 ristabilì la propria autorevolezza. Il colore paglierino, le note delicate e fruttate al naso, dal sapore fresco e sapido, rendono questo vitigno ideale per la spumantizzazione, come avviene nel caso dell’interessantissimo Roero Arneis Spumante.
Recentemente noi di Decantico siamo stati ospiti ai Roero Days (https://www.consorziodelroero.it/roero-days-2022/), il principale evento della denominazione. Ne abbiamo assaggiate delle belle…ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo presto!
Alla prossima… in Roero!
P.S. Perché il nome “Roero”? I Conti Roero erano gli indiscussi padroni di queste terre sin dal tardo medioevo: oggi ne celebriamo ancora la loro testimonianza legata al nome di tali luoghi.
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