Il nemico più grande: l’odore di tappo – Decantico

Il nemico più grande: l’odore di tappo

Cosa è, come si sviluppa e come riconoscerlo

Un filo di emozione e tensione accompagna (sempre) l’apertura di una bottiglia. Da un lato la gioia del momento, la festa del palato che pregusta il desiderato calice, dall’altra il timore di rimanere delusi, insoddisfatti, al di sotto delle aspettative. Quale peggior incubo dell’odore di tappo?

Facile! Potrebbe dire qualcuno: eliminiamo il tappo! Niente tappo, niente problema! Cioè, non intendo il vendere le bottiglie aperte, ma semplicemente cambiare la tipologia del turacciolo: sintetico, di vetro, a vite etc. Primo appunto: alcune tipologie di prodotti, necessitano inevitabilmente del tappo in sughero, con buona pace di tanti innovatori. Secondo mito da sfatare: anche una bottiglia tappata a vite, può “sapere di tappo”. Ma perché?

Partiamo da qualche certezza. Non si tratta solo di “odore”, ma di un vero e proprio fungo. Senza scendere nei tecnicismi possiamo dire che è un parassita della quercia da sughero, che predilige ambienti freschi e umidi (come tutti i funghi!). Non c’è scampo: se il tappo è “malato”, lo sarà anche la bottiglia, qualunque siano le accortezze che vogliate adottare.

Essendo un fungo, non solo il tappo può esser oggetto di annidamento, compromettendo parte della produzione imbottigliata con quella “partita”, ma potrebbe trovarsi anche in cantina, ad esempio, nelle botti di legno che tanto amiamo. In questo caso, oltre a rovinare l’intera produzione, è possibile comprendere il perché anche una bottiglia che utilizzi tappi innovativi, possa essere soggetta a questo difetto.

Come riconoscere l’odore di tappo?

Facile conoscerlo, ma altrettanto facile individuarlo. L’odore di giornale bagnato, di cantina estremamente umida e di cane bagnato (perdonate la finezza) sono ottimi indicatori. Voglio consegnarvi tre trucchi per riconoscerlo:

  1. Annusate qualcosa che sa “di tappo”, ad esempio dei trucioli di legno, chiusi per 24h in un barattolo di vetro con un po’ di acqua… non dimenticherete quell’odore!
  2. Fidatevi del vostro istinto: se l’odore non vi convince, qualcosa c’è. Provate ad aspettare qualche minuto e riprovate. La “sensazione” è quasi sempre confermata.
  3. Assaggiatelo. Si, non prendiamoci in giro. Se siete indecisi, provate a degustarlo, non vi avvelenerà. Un vino difettoso vedrà coperti i suoi aromi primari, fruttati, vegetali, in conseguenza e in causa ai descrittori che abbiamo visto esser propri del difetto.

Che cosa fare con un vino che sa di tappo?

Alcuni sostengono, con parziale verità, che le componenti che determinano questo sentore siano sensibili al calore e quindi, aumentando la temperatura, scompaiano. Ecco che taluni suggeriscono l’utilizzo in cotture prolungate, ad esempio in arrosti o stufati. Ma perché rischiare di aver l’arrosto al tappo? Non è forse meglio conservare la bottiglia (e il tappo) e consegnarla nelle mani del professionista (virtuale o fisico) che ci ha venduto quel prodotto? Ogni vino ha la sua dignità e ogni vino merita di esser apprezzato al meglio. Sono certo che i professionisti del settore sapranno applicare ciò che già la legge prevede.

Un’ultima precisazione. “L’odore di tappo” è meno frequente di quanto pensiamo. Le nuove tecnologie ci consegnano tappi analizzati sensorialmente e chimicamente. Alcuni dati indicano tra l’1% e l’8% la quantità di bottiglie effettivamente difettose. È difficile stimare il quantitativo: dipende dall’intensità del difetto, nonché dalla percezione del bevitore. Occhio però: c’è anche un finto sentore di tappo, quello dovuto alla cattiva conservazione delle bottiglie in verticale. È infatti possibile che vengano a svilupparsi muffe dovute al mancato contatto del vino con il tappo…

In questo caso, potrete incolpare solo voi stessi! Cheers!

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