Derthona, un sogno diventato realtà
“Verso la fine degli anni ’80, nonostante il disappunto di amici, parenti e vignaioli della zona, decisi che il Cortese (fino a quel momento il vitigno a bacca bianca più rappresentativo dell’area) non rispecchiava ciò che io volevo esprimere in questo territorio, così cambiai radicalmente i miei orientamenti produttivi impiantando il Timorasso, che proprio per la sua difficoltà nella vinificazione, era andato a finire nel dimenticatoio. Dato che amo le sfide, colsi al balzo l’occasione e iniziai i miei tentativi di riportare in auge questo vitigno, che, a mio giudizio, avrebbe dato ottimi risultati con il tempo e gli sforzi”.
Le parole di Walter Massa ci fanno capire quanto credesse nelle potenzialità di un vitigno autoctono dei colli tortonesi, che ormai tutti i viticoltori stavano espiantando a causa della sua difficoltà di allevamento, in favore di varietà più adattabili e produttive.
Del resto, sono proprio così i sogni: un giorno, come un fulmine a ciel sereno, ti viene un’idea che ti sembra bella, continui a pensarci e ti pare che quell’idea sia anche vantaggiosa e realizzabile; a questo punto sei già innamorato del tuo sogno e non ti resta che trovare il coraggio per realizzarlo, altrimenti vivrà per sempre solo nella tua mente e quasi sicuramente diverrà un rimpianto.
Di coraggio ne ha avuto parecchio Walter, quando, praticamente da solo e contro il parere di tutti, ha deciso di recuperare e reimpiantare un vitigno difficile e scostante nella produzione come il Timorasso e forse gli ci è voluta anche un po’ di follia, ma si sa che non si è sognatori se non si è un po’ matti!
Così, da meno di un ettaro negli anni ‘80, si è arrivati oggi a circa 300 ettari vitati a Timorasso nella zona del tortonese, con investimenti anche da parte di noti produttori delle Langhe, che hanno ben compreso il potenziale di questo vitigno. Evidentemente più che folle, Walter è stato molto lungimirante.
“Un territorio, un vino, un vitigno”
Punto di confine fra quattro regioni, i colli tortonesi rappresentano un territorio fortemente vocato alla viticoltura: godono infatti della protezione degli Appennini e sono influenzati dalle brezze provenienti dal Mar Ligure; inoltre, i terreni argillosi- marnosi di queste zone, che danno origine agli spettacolari calanchi, conferiscono ai vini una spiccata sapidità.
Consapevoli che i vini da uve Timorasso hanno precise caratteristiche grazie al proprio territorio, i produttori, riunitisi in un consorzio, hanno intrapreso un percorso che porterà a legare il nome di questi vini alla loro zona d’origine e non al vitigno: nasce così l’appellativo Derthona (nome latino di Tortona), che già ora compare in etichetta nel Timorasso Colli Tortonesi DOC e che presto costituirà una nuova sottozona, con un proprio disciplinare molto rigido. Fra le nuove norme, ad esempio, ci sarà l’obbligo di utilizzo del 100% di uve Timorasso; saranno ammesse le versioni Derthona, Piccolo Derthona e Derthona Riserva; la versione “base” potrà essere commercializzata a partire dal 1° settembre dell’anno successivo alla vendemmia, mentre la riserva dal 1° marzo del terzo anno successivo alla vendemmia. Inoltre, sarà vietato l’utilizzo di bottiglie di peso superiore a 600 grammi.
L’enorme potenziale del Derthona
Una struttura importante per un vino bianco, un residuo secco considerevole, un titolo alcolometrico volumico minimo compreso tra 12,5% e 13% a seconda delle tipologie e una stupefacente capacità di evolvere negli anni, con la formazione di tipici aromi terziari di idrocarburi: un vino dalla forte personalità senza alcun dubbio, piacevole da bere in gioventù, ma che dà il meglio di sé dopo qualche anno in bottiglia. Come valorizzarlo al meglio?
Per quanto riguarda la riserva, non posso che consigliarvi l’abbinamento con un delizioso piatto di tajarin al tartufo, mentre la versione “base” accompagna perfettamente un altro grande prodotto di questo territorio, presidio Slow Food: il Montébore, formaggio a pasta molle, a crosta fiorita, fatto con latte crudo misto (3/4 bovino e 1/4 ovino), dalla caratteristica forma a torta nuziale. Un formaggio raro e pregiato, dalle origini antichissime, il cui destino pare sia intrecciato con quello di Leonardo Da Vinci e della Gioconda, ma questa è un’altra storia e ve la racconterò la prossima volta.
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